di Fabiano Florissi
Un uomo di ottant’anni circa, vedovo, si trova ad avere tanti possedimenti e si accorge a quell’età che non è più in grado di gestirli da solo. L’inverno si avvicina, sa che non ha più legna per scaldarsi perché non è riuscito a tagliarla in tempo nei suoi boschi; anche i suoi campi coltivati sono lasciati un po’ a se stessi, le forze sono ogni anno più deboli e non sa più bene cosa fare.
Ha un’idea, si rivolge al suo amico ristoratore, più giovane di lui, e gli propone un accordo: «ti lascio tagliare la legna nei miei boschi, questa ti sarà utile al tuo ristorante per le grigliate che preparerai e per il caminetto della sala, per scaldare i cuori dei tuoi commensali;in cambio, lasci a me una parte della legna che tu tagli, per potermi scaldare durante i mesi freddi, in questo modo, terrai puliti i boschi, tenendoli lontano dai rischi incendi e dissesti idrogeologici».
Al ristoratore parve un’ottima idea ed accettò subito la proposta. Però lui, tempo per tagliare la legna non l’aveva, doveva seguire i suoi clienti al ristorante e curare loro il servizio.Pensò quindi di rivolgersi a dei suoi amici paesani, giovani ragazzi atletici, pieni di entusiasmo che da parecchio tempo erano alla ricerca di una prima occupazione, ma aimè delusi, perché è stato detto loro che non avendo “esperienza” nei loro specifici campi di studio, non li assumevano. Si rivolse a loro dicendo: «che ne dite se vi propongo di fare un lavoro in mezzo alla natura? Si tratta di tagliare della legna in un bosco di un nostro compaesano, che per l’età che ha, non ce la fa più a procurarsela da solo, ha bisogno di aiuto, questa in parte rimarrà a lui per riscaldarsi, il resto me lo lascia per l’uso che ne farò al ristorante. Vi ricompenserò poi per il servizio che mi farete e avrete il pranzo assicurato, per tutto il periodo che lavorerete per me».
I ragazzi si guardarono sbalorditi e increduli, loro che passavano assieme tutti i fine settimana a camminare in montagna in mezzo ai boschi, immersi nella pace della natura, era una proposta troppo allettante, assolutamente da non perdere, chissà quali leccornie avrebbe preparato loro il ristoratore (pensarono)… accettarono subito!
Ma loro sapevano di non essere all’altezza nello svolgere quel compito tutto sommato un po’ rischioso e soprattutto non avevano alcuna “esperienza”. Ma, una volta giunti dal compaesano per presentarsi come “gli aiutanti”, vennero rincuorati di tutto punto, provvedendo loro di tutte le attrezzature necessarie a svolgere i lavori e al contempo assicurare la loro incolumità, inoltre ci sarebbe stata la sua presenza, a guidarli come “direttore dei lavori”. Poi il vecchio si sbilanciò dicendo loro: «Sapete che vi dico ragazzi? Un domani se le cose si svolgeranno come Dio comanda e – anche come dice il buon senso -, queste cose potrei lasciarle al paese, per il bene della nostra comunità; alla fin fine ricordiamoci sempre… prima o poi moriamo tutti, è solo una nostra bieca illusione quella di credere di “possedere le cose” per l’eternità. È più saggio vederle come degli strumenti, che servono a tutti, e poterle condividere. A proposito, alcuni attrezzi li chiederemo ai miei colleghi, anche loro ormai anziani, perché acquistati ai nostri tempi in società».
Ad uno dei giovani ragazzi, ascoltato il discorso saggio dell’ottantenne, venne un’idea: «senti vecchio, ho mio nonno che è contadino, credo che lui ti potrebbe donare con grande piacere del latte, del burro e anche del formaggio, se in cambio gli potrai dare della legna, perché si scaldi nei freddi inverni, inoltre, mia madre, oltre ad essere infermiera professionale, fa parte di un’associazione di volontariato, conosce un sacco di colleghe che forse assieme ti potrebbero, a turno, aiutare a vedere di te e potrai venire a mangiare da noi tutte le domeniche; sai, qui organizziamo quasi ogni settimana la tombola, e ci racconterai storie della tua vita, che sicuramente saranno interessanti e costruttive, visto che ti sei dimostrato così generoso con tutti noi. A proposito di latte, burro e formaggio, devo parlarne di questo anche al nostro amico ristoratore, che è molto attento alle produzioni locali, biologiche e a chilometro zero. Poi c’è mio zio che è orticoltore e apicoltore biodinamico, abita qui vicino e potrebbe far comodo alla causa…».
A questo punto per i ragazzi era chiara una cosa: l’idea di partenza del vecchio stava prendendo forma e poteva avere dei risvolti davvero imprevedibili e sorprendenti per tutti; bisognava fare qualcosa, organizzarsi, mobilitarsi, muoversi in una direzione comune a sostegno della comunità, perché i problemi da risolvere dovevano essere davvero molti, piccoli, nascosti e ignorati per troppo tempo, ma sotto il naso di tutti, e potevano essere affrontati solo se visti in un’ottica di collettività.
Dovevano parlarne al Sindaco, metterlo al corrente di una realtà che per loro era chiara e imprescindibile, da pianificare assieme, organizzando delle assemblee di comunità per mettere alla luce risvolti della vita quotidiana che andavano modificati e aggiornati, ascoltando le loro necessità. Scoprirono anche di avere un bel e grande strumento a loro disposizione: una legge davvero fatta bene, che poteva aiutarli a concretizzare le idee. Si trattava della legge regionale n. 4 del 2017!
L’idea di partenza era di creare un piccolo motore economico (l’idea del ristorante come motore era buona), con il materiale e competenze che avevano a disposizione, senza grandi investimenti se non quelli degli stessi cittadini, anzi questi dovevano essere numerosi e avrebbero avuto un ruolo importantissimo: giovani, adulti, anziani, bambini che, assieme, potevano avviare il volano. Andava cambiato il paradigma: tutti per uno, uno per tutti!