di Emilia Accomando
Una storia di mobilitazione in Friuli, il Comitato StopTTIP StopCeta di Udine
Nel 2015, informata da pochi quotidiani di stampa alternativa, vengo a conoscenza di una spada di Damocle che pesa sull’Europa: il TTIP, un trattato di libero commercio tra USA e UE che, negoziato in gran segretezza, eliminerà dazi e tariffe tra i due blocchi ma procederà nello stesso tempo a una cancellazione dei diritti dei cittadini europei, dalle regole di protezione ambientale alle precauzioni sul cibo, ai diritti del lavoro alla mancata tutela dei beni comuni.
Dietro gli USA le multinazionali premono per imporre la legge del profitto.
Da quel momento, insieme ad alcune persone di buon volontà, appartenenti ad associazioni e partiti diversi, organizziamo un Comitato StopTTIP, agganciato alla Campagna Italiana ed europea, è l’ottobre del 2015.
Cresciamo e sviluppiamo con una forza incredibile per due anni iniziative di ogni tipo, privilegiando gli incontri a tema e le uscite pubbliche di informazione per i cittadini, dagli ogm alla salute, al lavoro, all’agroalimentare, tutti da tutelare.
La nostra azione si sposta anche sui Comuni per far deliberare alle Amministrazioni una mozione di contrarietà ai Trattati di libero commercio, circa una trentina i Comuni che deliberano e/o ci appoggiano concedendoci spazi per informare cittadini e amministratori.
La mobilitazione italiana ed europea comporterà un rallentamento delle trattative sul TTIP, anche per la mancata firma prima delle ultime elezioni presidenziali in USA; verrà poi accantonato nell’ottobre del 2016.
Ma le lobby non demordono e, come da un cappello di prestigiatore, estraggono il CETA, un Trattato di libero Commercio UE – Canada i cui negoziati procedevano a rilento da alcuni anni.
Altrettanto grave come il TTIP, prevede due elementi che creano forti perplessità anche tra chi pensa di poter risollevare l’economia europea rilanciando le esportazioni:
innanzitutto, la cancellazione del principio di precauzione, una tutela per i cittadini europei, visto che ogni prodotto in Europa, non certo in USA né in Canada, deve essere controllato a monte e non a valle, ma anche il sistema dei Tribunali arbitrali (Investor Court Sistem), una specie di giustizia parallela, Corti davanti alle quali le multinazionali possono citare gli Stati che non garantiscono i loro profitti. Annullate le funzioni della Corte di Giustizia europea e la Giustizia ordinaria di ogni singolo Stato.
Altra mobilitazione, incontri, conferenze; per di più, lettere agli europarlamentari perché non approvino il CETA.
Si arriva purtroppo al 15 febbraio u. s. quando il CETA viene votato da una maggioranza di centro destra nel Parlamento europeo, anche se tra gli europarlamentari italiani prevalgono i contrari.
Molte perplessità (qualche voto contrario e qualche astensione) anche tra il Gruppo dei Socialdemocratici, (il PD è incluso tra questi), contraria la Sinistra europea, di cui fanno parte tre eurodeputati di Altra Europa, e poi contrari i 5 Stelle e la Lega, mentre restano favorevoli buona parte del PD, Forza Italia e tutti i conservatori.
Che dire?
Non molliamo la presa, è scesa in campo anche Coldiretti, contraria per la mancata tutela dell’agroalimentare ed anche Confcommercio esprime perplessità.
La battaglia non è finita in tutta Europa, ciascun Parlamento dei 27 Stati della UE dovrà esprimere un voto favorevole alla ratifica, più altri 10 Parlamenti regionali.
Se desiderate informazioni e documenti, anche su temi specifici, se volete invitarci per spiegare meglio cosa prevedono TTIP e CETA, abbiamo un account stopttipud@gmail.com