Saggio
Enaudi
2010
383
Esito necessario di una contraddizione piú che secolare (quella tra «la sostanza umana e naturale» della società e il generalizzarsi dei rapporti mercantili), la «grande trasformazione» subita dalle istituzioni liberali negli anni trenta del nostro secolo è al tempo stesso per Polanyi la dimostrazione della falsità delle tesi dell'economia politica classica e neoclassica, con la loro apologia dell'homo oeconomicus e del «mercato autoregolantesi». Ricorrendo largamente ai dati dell'antropologia e della storia (il discorso di Polanyi spazia dall'economia primitiva degli isolani delle Trobriand studiati da Malinowski alla vastissima letteratura sulla Rivoluzione industriale in Inghilterra), Polanyi dimostra il carattere alla lettera « singolare » , non « naturale » delle società di mercato, che critica anche radicalmente dall'interno. Logico sbocco di questo rifiuto di un mondo in cui il fascismo costituisce una «mossa» sempre possibile, è il successivo passaggio di Polanyi a quelle ricerche di antropologia economica ed economia comparata che gli assegnano un posto di primo piano nella costruzione di una scienza unificata delle società umane.
Un libro sulla crisi delle istituzioni liberali e la “grande trasformazione” da esse subita negli anni ’30 dello scorso secolo, che ne ricerca le origini nell’Inghilterra ricardiana, anzi in quelle che sono le caratteristiche proprie della “società di mercato” confrontata alle società primitive. Un libro importante, perchè anticipa i temi della ricerca propriamente antropologica di un autore di cui solo oggi in Italia si comincia a conoscere il nome.