Alex Zanotelli
Sono passati otto anni dallo straordinario referendum ma l’acqua non è uscita dal mercato. Alex Zanotelli non ha smesso di gridare contro i sette governi che si sono alternati e oggi si scaglia contro l’ipocrisia dei Cinque stelle e del presidente della Camera, ma anche contro il menefreghismo anticostituzionale di Napolitano prima e Mattarella poi. Intanto in basso e a livello locale, come dimostra la vicenda di Agrigento, si raccolgono risultati importanti
imango basito davanti al fatto che i politici italiani, eletti dal popolo, non obbediscono a quello che il popolo italiano ha deciso visto che ben ventisei milioni di persone nel Referendum sull’acqua del giugno 2011, hanno affermato che l’acqua deve uscire dal mercato e che non si può fare profitto sull’”oro blu”.
Il referendum è l’unica possibilità che il popolo italiano ha di esprimere in maniera diretta la propria volontà. È incredibile che dal 2011 abbiamo avuto ben sette governi di varie tonalità, da sinistra a destra, ma nessuno ha obbedito a quanto il popolo ha deciso sull’acqua.
La politica è sorda a quanto il popolo chiede. È un’amara constatazione, soprattutto per gli ultimi due governi: il governo giallo-verde e quello attuale giallo-rosso. In tutti i due esecutivi la forza politica più consistente era il Movimento Cinque Stelle. La prima stella del M5S è sempre stata la gestione pubblica di questo prezioso bene. Lo stesso presidente della Camera Roberto Fico ha iniziato con noi a Napoli la lotta per questo “diritto umano fondamentale”.
Quando lo scorso anno il presidente Fico ha invitato in parlamento i rappresentanti del Forum dei movimenti italiani per l’acqua ha detto a tutti: «Lego la mia presidenza alla legge sull’acqua». Nel famoso “contratto” del governo giallo-verde, “l’acqua pubblica” era al primo posto sulla lista, ma non se n’è fatto nulla perché la Lega non ne volle sapere. Ma c’è stata tanta ambivalenza anche all’interno del M5S e con due precise questioni: il problema Arera e il decreto Crescita.
I cinque stelle dovevano sottrarre immediatamente il potere di controllo ad Arera, autorità che ha come fine la gestione dell’acqua nel mercato, per restituirla al ministero dell’Ambiente, cosa che non è stata fatta. Ancora più grave è stato il fatto che approvando il decreto Crescita, praticamente è stata privatizzata l’acqua del meridione (Puglia, Basilicata, Campania). Questo è un autentico tradimento dei pentastellati, nonostante tutte le pressioni del Forum dei movimenti italiani per l’acqua. In questi giorni il premier Di Maio ha detto che la legge sull’acqua è pronta, ma deve convincere il PD a fare tale scelta.
In tutta questa incredibile vicenda c’è anche una grave responsabilità del presidente della Repubblica che ha il dovere costituzionale di richiamare il parlamento al suo dovere di tradurre il referendum in legge. Né Mattarella, né Napolitano prima di lui, l’hanno mai fatto. Quando Mattarella è venuto in visita al Rione Sanità a Napoli, gli ho consegnato una lettera in cui gli chiedevo proprio questo. Mi promise di rispondermi. Non l’ha mai fatto e non ha mai detto una parola su questo tema così fondamentale.
Trovo tutti questi tradimenti politici molto gravi in un momento così difficile, quello del surriscaldamento del pianeta. La prima vittima di tale evento sarà il bene comune più prezioso che abbiamo: l’acqua. Guai a noi se permetteremo che l’acqua cada in mano ai privati! Saranno i poveri a pagarne le conseguenze: morte per sete. Ma se la politica è oggi sorda a questa richiesta fondamentale del popolo italiano, mi consola il fatto che a livello locale la lotta per la gestione pubblica dell’acqua continua, ottenendo anche dei buoni risultati. Molto significativa è stata la lotta dei comitati di Agrigento che ha portato alla ripubblicizzazione dell’acqua, con la modalità dell’azienda consortile pubblica, sia nella città di Agrigento che nei comuni della provincia. Dopo Napoli, è la prima città a farlo. Congratulazioni! Significativo anche il tentativo del referendum provinciale a Brescia e di quello comunale a Benevento, per forzare queste città a ripubblicizzare.
Altrettanto significativo anche il voto dei delegati del distretto Napoli dell’Ente Idrico Campano che ha individuato nell’azienda speciale ABC-Napoli il gestore unico per tutti i trentadue comuni della provincia. Questo grazie al Comitato Acqua Napoli e al Coordinamento campano, molto impegnato anche contro l’azienda privata Gori che gestisce i comuni vesuviani.
Sono tutti piccoli passi significativi, dal basso, per premere sui politici perché in chiave nazionale facciano il passo definitivo verso la ripubblicizzazione. Ci appelliamo in questo momento anche al PD perché abbandoni la sua politica di privatizzazioni e imbocchi la strada della ripubblicizzazione di questo bene che papa Francesco nella su enciclica Laudato Si’ definisce “diritto umano essenziale, fondamentale e universale”. Sarebbe questo uno splendido regalo che il governo giallo-rosso potrebbe fare al Bel Paese. Se non ora, quando?
Fonte: Comune-info
Pubblicato anche su: Nigrizia.it