La scuola estiva della decrescita a Giovinazzo (BA)

Come due anni fa, la scuola estiva della Decrescita è ritornata a Giovinazzo, piccolo e ospitale comune sulla costa pugliese, a circa 20 km a nord di Bari. L’iniziativa è stata il frutto della collaborazione, ormai sempre più collaudata, fra le due Associazioni nazionali della decrescita e la RES-Rete italiana di economia solidale.

Alla scuola, tenutasi dall’8 all’11 settembre scorso, hanno partecipato 38 persone fra “docenti e discenti”, per metà provenienti dal Sud.

Questa nuova edizione si è focalizzata su tre macro-argomenti:

– giovedì 8 settembre: Nuove economie sostenibili e relazioni di comunità
Relatori: Patty Labate e Davide Biolghini: discussant: Nello de Padova e Michele Fasano

– venerdì, 9 settembre: Senza denaro. Problemi e strumenti per la costruzione  di sistemi di scambio e di credito di tipo mutuale 
relatori: Maurizio Ruzzene e Francesco Bernabei. Discussant: Teodoro Crescione.

– sabato, 10 settembre: Difficoltà, opportunità e livelli di relazione nelle reti di economia solidale del nostro paese

relatori: Ferruccio Nilia e Marco Deriu; discussant  Carmela Guarascio e Mario Coscarello (UniCal).

Ognuno di questi tre argomenti, dopo la trattazione frontale, è stato poi oggetto di approfondimento a carattere seminariale, dove venivano a confronto “dialettico” l’approccio teorico e le buone pratiche, dimostrando ancora una volta l’ormai noto adagio che: “la teoria senza la pratica è vuota; la pratica senza teoria è cieca”.

Questi tre macro-temi hanno avuto come film rouge, come collante, l’esperienza di Adriano Olivetti, ossia di un imprenditore che ha saputo trasformare la sua fabbrica in “comunità concreta”, ossia una realtà produttiva multinazionale a servizio del territorio, ricostruendo relazioni solidali fra cittadini, rispettando l’ambiente naturale e sociale. Insomma, l’esatto opposto di quanto stanno facendo le multinazionali che conosciamo, in completa simbiosi con i processi di finanziarizzazione dell’economia.

Considerazione finale. L’uditorio era molto eterogeneo, fatto: di giovani a digiuno di teoria e pratica; di persone ormai impegnate in pratiche sociali/professionali diversamente ascrivibili al mondo dell’economia solidale; di docenti specializzati in discipline fra loro istituzionalmente distanti. Nonostante queste diversità apparentemente inconciliabili, il dialogo è stato fruttuoso in quanto le differenze, una volta tanto, hanno permesso di capire che c’è un disperato bisogno di uscire dai rispettivi recinti esperienziali, per avviare una seria ed efficace transizione, condividendo la consapevolezza che altrimenti il nostro mondo ha nel suo non remoto futuro, il collasso.

Share