In Puglia il primo mulino di comunità, che salva territorio e dignità del lavoro

Semine collettive e biodiversità cerealicola. La Casa delle Agricolture propone un’economia locale basata sui grani antichi, antidoto all’abbandono delle campagne

Di Corrado Fontana


«Restituire dignità al lavoro. In termini di qualità del prodotto e del lavoratore», è questo il primo obiettivo della cooperativa Casa delle Agriculture. Lo racconta il suo presidente: Donato Nuzzo.«Vogliamo far sì che non si sminuisca il lavoro, vendendo il grano a 16 o 17 euro al quintale. Impresa possibile se c’è la volontà dei giovani agricoltori».

Un programma ambizioso concepito e vissuto dalla comunità di Castiglione d’Otranto. Un paese in Puglia di 1.200 abitanti che punta così sulla cura della terra, dell’ambiente e del paesaggio come antidoto al drammatico abbandono delle campagne e alla fuga dei giovani dalle cittadine del sud-Italia.

«Siamo in un paese in cui è stata chiusa la scuola elementare e non c’è più neanche l’ufficio postale. Ora lavoriamo su tutta la filiera deigrani antichi (farro monococco e bicocco, gentil rosso, le popolazioni evolutive di Salvatore Ceccarelli) e, da anni, studiamo quali potranno essere i grani del futuro pensando ai cambiamenti climatici in atto», prosegue Nuzzo.

Un’economia condivisa fondata sulla farina integrale

È dunque un filo sottile quello che lega la necessità di adattarsi al clima che cambia con la sapienza contadina, con la capacità diprodurre da sé, sul campo, il seme per i raccolti futuri. E anche una volontà di rimanere e coltivare la propria terra, tradotta prima concettualmente col termine “restanza” in occasione di una Notte verde, iniziativa simbolo della Casa delle Agriculture. E poi in atto concreto. Inaugurando il 31 marzo 2019 il primo mulino di comunità in Italia, a cui hanno lavorato progettisti e impiantisti in forma di volontariato.

Al mulino accedono i soci conferitori. Ovvero produttori locali a cui è chiesta la sottoscrizione di un protocollo d’intesa per la produzione agricola che sia organica (cioè biologica), naturale, e tuteli labiodiversità rurale e cerealicola.

E non solo la sua esistenza, ma anche la tipologia del mulino, diventano parte di una scelta che è politica ed economica al tempo stesso.

«Nel nostro mulino il chicco viene spremuto, conservando l’endosperma, il germoplasma e tutta la crusca, portando quindi a una farina integrale. Con proprietà organolettiche completamente differenti rispetto a quella prodotta in un moderno mulino a cilindri. Dove il chicco passa attraverso delle lamine che selezionano solo la parte esterna del chicco, producendo una farina raffinatissima, che però al suo interno non conserva fibre e vitamine. Un mulino a cilindri dove il seme, pagato a prezzi molto alti, combinato con le basse rese dei cereali antichi, disperdeva il tanto lavoro fatto».

Contadini e soci che portano il loro grano usufruiscono del 5% di sconto per ogni fase di lavorazione (pulitura, decorticatura, molitura e confezionamento), secondo un processo certificato. E possono vendere un prodotto di qualità a un prezzo più alto, tagliando i passaggi e valorizzando il lavoro. Per questo alla Casa delle Agriculture si aspettano molte adesioni dalla prossima semina. E di poter erogare un servizio per tutte le piccole aziende agricole locali, «fornendo i semi e mostrando come si possa stare insieme, anche per la costruzione di un consorzio per la commercializzazione del prodotto sul territorio nazionale e internazionale».


«Restituire dignità al lavoro. In termini di qualità del prodotto e del lavoratore», è questo il primo obiettivo della cooperativa Casa delle Agriculture. Lo racconta il suo presidente: Donato Nuzzo.«Vogliamo far sì che non si sminuisca il lavoro, vendendo il grano a 16 o 17 euro al quintale. Impresa possibile se c’è la volontà dei giovani agricoltori».

Un programma ambizioso concepito e vissuto dalla comunità di Castiglione d’Otranto. Un paese in Puglia di 1.200 abitanti che punta così sulla cura della terra, dell’ambiente e del paesaggio come antidoto al drammatico abbandono delle campagne e alla fuga dei giovani dalle cittadine del sud-Italia.

Contadini e soci che portano il loro grano usufruiscono del 5% disconto per ogni fase di lavorazione (pulitura, decorticatura, molitura e confezionamento), secondo un processo certificato. E possono vendere un prodotto di qualità a un prezzo più alto, tagliando i passaggi e valorizzando il lavoro. Per questo alla Casa delle Agriculture si aspettano molte adesioni dalla prossima semina. E di poter erogare un servizio per tutte le piccole aziende agricole locali, «fornendo i semi e mostrando come si possa stare insieme, anche per la costruzione di un consorzio per la commercializzazione del prodotto sul territorio nazionale e internazionale».

La tutela del territorio

Si tratta insomma di un percorso di consapevole consolidamento dell’economia territoriale. Un viaggio in cui c’è anche lo zampino dellafinanza etica. Poiché Banca Etica ha creduto nel progetto, concedendo il mutuo necessario all’acquisto e alla ristrutturazione dei locali. All’interno dei quali si trovano ora mulino e attrezzature, oltre a uno spazio di vendita dei prodotti dei contadini.

E così oggi la cooperativa assume persone, ha un suo marchio e coltiva più di 13 ettari di terreno (che presto aumenteranno), ricevuti incomodato gratuito da soggetti privati. Mostrando come la rete locale combatte, anche così, lo spettro delle campagne in totale abbandono.

Ma di più. Perché Casa delle Agriculture è inserita nella rete Salento km 0 (insieme a realtà importanti come Semi rurali), ha un forno di comunità e sviluppa iniziative come le semine collettive, la Scuola delle Agriculture coi bambini, corsi di ippoterapia per persone affette da deficit fisici e mentali, favorisce il turismo sostenibile attraverso la pulitura dei sentieri in collaborazione con il Parco Otranto Leuca.

Tanti e differenziati sbocchi per un lavoro quasi decennale avviato con la bonifica delle strade di campagna, già liberate da oltre 100 tonnellate di rifiuti e piantumate coi cosiddetti frutti minori: corbezzolo, carrubo, albicocchi di Spongano… a tutela della biodiversità frutticola e per la creazione di un parco diffuso in continua espansione.

Fonte: Valori.it

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