L’esecutivo del Forum per i beni comuni e l’economia solidale del FVG, promotore a suo tempo della LR 4/2017 (Norme per la valorizzazione e la promozione dell’economia solidale) si è riunito via etere in questo periodo di confinamento individuale ed ha elaborato una proposta di ripresa delle attività di sviluppo socioeconomico sostenibile e solidale per evitare che uscendo dal tunnel della crisi, ci si infili in un nuovo tunnel fatto di politiche pubbliche inefficaci, sbagliate.
Queste politiche socioeconomiche possono muoversi su tre scenari, fra loro complementari:
– politiche neoautarchiche per difendere l’apparato produttivo esistente, specie le piccole imprese ed i settori strutturalmente più deboli;
– politiche neoliberiste, che di fatto accettano le regole imposte dal mercato globalizzato, di cui l’effetto più dirompente è lo smantellamento del sistema di welfare, la disoccupazione, ecc.
– assistenzialismo pubblico per le persone ed i ceti sociali più svantaggiati.
Questi tre scenari ignorano – o fingono di ignorare – che questo piccolo micidiale virus ha messo in drammatica evidenza l’incompatibilità fra la logica della crescita infinita e la capacità della terra di assorbire l’entropia prodotta dal nostro modo di produrre e consumare: inquinamento ed esaurimento delle risorse naturali, ma anche disagio sociale e perdita di fiducia delle Istituzioni.
A ben vedere, questa crisi ha reso evidente un fatto ormai incontrovertibile: la ragione economica si è imposta come fine e non come mezzo per garantire il benessere sociale, dettando la sua agenda agli stessi governi, siano essi democratici o autoritari.
Pertanto, porre al primo posto l’obiettivo della ripresa economica – con politiche autarchiche, neoliberiste ed assistenzialistiche – è logicamente sbagliato ed irrealistico.
Ne consegue la necessità di ribaltare il rapporto fra mezzi e fini, ponendo al centro, come fine, il problema sociale, di come possiamo stare insieme in modo equo e solidale e, in funzione di questo fine, organizzare l’economia come mezzo, tenendo conto dei limiti del territorio, da quello locale a quello, più vasto, del pianeta.
La LR 4/2017 è stata pensata avendo a mente questo obiettivo: ricreare legami sociali, fondare su nuovi principi il patto sociale, dove il cittadino assume un ruolo centrale, da protagonista politico responsabile.
Questo nuovo patto sociale si realizza attraverso la formazione, nei diversi territori del FVG, di Comunità di cittadini disponibili ad organizzare in prima persona la produzione dei beni necessari alla loro sussistenza. La stessa legge poi prevede la formazione di una federazione regionale delle Comunità territoriali, per fare in modo che fra loro stesse vi sia la cooperazione necessaria a superare le inevitabili diseconomie di scala e carenze di prodotto delle singole Comunità.
In sostanza, Comunità territoriali e loro federazione regionale vanno pensate come un’unica impresa collettiva, il cui fine è il bene comune.
Ne consegue che una transizione, una riconversione virtuosa potrebbe basarsi su due pilastri paralleli:
– un’economia che resta nel circuito del mercato sovraregionale, ma fortemente riorientata da valori etici, come ad esempio sostengono i principi dell’economia civile, dell’economia del bene comune, ecc.;
– un’economia solidale, come noi sosteniamo, basata sulle Comunità della regione, che promuovono la loro sussistenza attraverso la promozione, lo sviluppo delle quattro filiere indicate dalla LR 4/2017: alimentazione, vestire, abitare, servizi di welfare di comunità, secondo i principi della cooperazione, del benessere collettivo, del rispetto della vita.
La nostra regione non può quindi perdere questa opportunità, che le è data dal proprio stesso ordinamento, per intraprendere una via d’uscita innovativa dalla crisi.
Ricordiamo che il primo articolo della Legge definisce l’economia solidale uno “strumento fondamentale per affrontare le situazioni di crisi economica, occupazionale e ambientale.”
Per contro l’impegno del Forum, nelle prossime settimane, sarà quello di continuare, pur con le attuali limitazioni alla mobilità, nello sforzo di favorire la formazione delle prime Comunità dell’economia solidale, a partire da quei territori dove le “buone pratiche” si sono manifestate con maggior vivacità.