PRESENTAZIONE
ProDES FVG-APS intende attuare lo statuto anche promuovendo iniziativa artistico-culturali. Il progetto prende il titolo dal libro di P. P. Pasolini, “IL SOGNO DI UNA COSA”, nel quale si narra di giovani friulani nel primo dopoguerra che sognano una società migliore.
Similmente questo progetto si propone di contribuire a far crescere “Comunità” consapevoli che operano per il “bene comune” utilizzando il linguaggio dell’arte. Esso, declinato nel manifesto de “IL SOGNO DI UNA COSA”, è in grado di liberare dalle gabbie in cui le retoriche tradizionali comprimono il pensiero aprendo verso nuove concezioni. Quindi l’Arte viene intesa come linguaggio e strumento della contemporaneità. L’Arte scruta attenta i segni del cambiamento e li rappresenta anche se non percepiti ma che impattano sul nostro vivere e trasformano l’uomo e l’ambiente.
Vuole essere un processo culturale-artistico che vede artisti (anche non affermati), delle diverse discipline artistiche, sviluppare la loro libera creatività per il bene della comunità. L’Arte così va oltre la sola ricerca del bello e del sentire intimo, esplicito o inconscio, secondo canoni conosciuti. L’Arte si espande e si completa rapportandosi con la città e dialogando con le scienze. E’ un processo entusiasmante, generativo dove l’“IO” diventa “NOI” e il concetto di “MIO” si trasforma e diventa per il “buen vivir” in armonia con i viventi della Terra. Non si tratta di riaffermare il pensiero consolidato ma sviluppare la speculazione su ciò che le vorticose trasformazioni della società moderna comportano e metterle in rilievo per aggiungere consapevolezza e con essa libertà e capacità di governo. Significa far crescere le singole identità locali in relazione solidale con altre specificità. Significa promuovere PACE, vitalità.
Ecco che gli artisti nell’impegno civico e i loro valori assumono rilievo e questo processo visionario diventa esso stesso ARTE.
MANIFESTO
IL SOGNO DI UNA COSA
“IL SOGNO DI UNA COSA” (parafrasando il testo di P. P. Pasolini), ha l’ambizione di creare un movimento culturale artistico interessato ad affrontare, con il linguaggio dell’arte, le contraddizioni dei tempi moderni e i cambiamenti in atto per metterne in luce aspetti impattanti che attraversiamo senza vedere. Vuole essere un processo, originato dalla nostra regione, il Friuli-Venezia Giulia, inserito nella corrente avviata con autorevoli rassegne e festival in Europa e non solo. L’operazione è fattibile coinvolgendo artisti, delle diverse discipline artistiche, disponibili a investire le proprie competenze artistiche e responsabilità civiche in un percorso partecipativo nell’affrontare aspetti riguardanti gli sconvolgimenti (negativi e positivi) in corso.
Il processo qui proposto non vuole la supremazia o il condizionamento di alcuno su altri, semmai favorire l’entusiasmo nell’affrontare il dibattito sull’attualità e sulle previsioni del futuro e nel trovare opportunità operative con la convinzione che occorre superare il concetto di “IO” a favore del “NOI” per il bene della comunità.
La chiave del progetto è la compartecipazione attraverso la quale sistematizzare l’investigazione e individuare un contesto dove confrontarsi e sviluppare progetti in dialogo con la città cogliendo le sinergie possibili capaci di generare eventi e di moltiplicare gli effetti comunicativi.
In ogni epoca storica l’ARTE è stata portavoce dei poteri dominanti o pungolo creativo di chi non aveva voce.
Gli artisti, con la loro sensibilità, nell’attuale era dell’Antropocene (o del Capitalistocene che sia), hanno la responsabilità civica e il dovere morale di affrontare gli sconvolgimenti in atto sul Pianeta per apportare un contributo positivo nel far crescere una nuova immagine di futuro alternativo all’idea dell’ineluttabilità dello “sviluppo progressivo” e della possibilità di disporre all’infinito merci “usa e getta” che diventa metafora della perdita di UMANITA’.
E’ urgente introiettare la consapevolezza che è indispensabile contenere e prevenire i danni derivanti dal degrado climatico, ambientale e sociale, locale e mondiale, perché i rischi che ci sovrastano impongono di ripensare urgentemente come porci nel nuovo contesto.
Ad esempio possiamo pensare ai rischi, o-opportunità, collegati alla “Intelligenza Artificiale”, alla “sconnessione” nel “Metaverso” o alle nuove tecnologie che modificano le tecniche di produzione e i prodotti, incluse le armi, e con esse il senso del lavoro, i modelli educativi e informativi. Anche il commercio è preso nella spirale delle trasformazioni. Si creano monopoli commerciali nella fornitura di servizi e nella distribuzione di prodotti e crescono le contraddizioni tra chi è all’interno di questo mercato e chi en rimane ai margini, mentre pesano i limiti delle disponibilità di materie disponibili. Cresce la diffusione di nuovi materiali e con essi gli inquinanti (sia in quantità, sia per qualità tossiche). Avviene, ad esempio, con lo sperpero di “micro-pastiche” che si insinuino ormai nelle cellule degli animali, dei vegetali, fino all’interno di alghe unicellulari e persino nel sangue e nelle placente umane. E moltiplicano le dispersioni di onde radio antropiche. I terreni coltivati sono snaturati dalle pratiche agronomiche, sia nel Nord come nel Sud del pianeta, e dai nostri stili di vita fino a nutrirci di alimenti sempre più elaborati e sofisticati. In nome del profitto e dell’efficienza si sacrificano biodiversità, l’acqua potabile e tanto altro. E l’elenco potrebbe continuare.
Urge rinnovare il pensiero a misura delle nuove sfide anche nel concepire l’arte promotrice di bellezza, non sola estetica.
La vera ricchezza sta nell’avere, nella mente e nel cuore, l’aspirazione alla Pace che è equilibrio, giustizia, bellezza e perché consente benessere. E non costa! Le guerre invece sono la “forma più odiosa d’inquinamento”.
E’ bello, è necessario suscitare un confronto costante tra gli artisti e questi con la scienza (prima di usare strumentalmente le nuove tecnologie o solo contemplarle), in un rapporto multidisciplinare. Infatti, l’artista dovrebbe porsi in modo responsabile sia nei confronti della comunità umana, sia della biodiversità, senza scadere nella semplificazione (spesso prevalente) delle tante complessità.
Per questo l’ARTE richiede il contributo di tutte le sapienze umane, scientifiche e umaniste: è bella e doverosa l’interazione con filosofi, psicologi, antropologi, sociologi, semiologi, fisici, ecologisti, climatologi, ecc.
Così facendo si consente di esprimere compiutamente la bellezza delle cose semplici ed essenziali che veramente contano nella vita; sono: la generosità, la solidarietà, la fratellanza, la convivialità, l’amore, la spiritualità, l’ozio rigenerativo, la creatività e tutte le cose che nutrono veramente corpo e spirito.
L’ARTE è in grado di liberare il pensiero, troppo spesso frenato da consolidati convincimenti, ideologie, posizioni politiche, tradizioni e culture (quando queste diventano consumistiche).
Con il linguaggio dell’arte è possibile superare le resistenze dovute alle retoriche usuali ed emanciparci dalle “dissonanze cognitive” che impediscono di percepire le trasformazioni, presenti e future, dell’essere umano in simbiosi con l’ambiente naturale e arricchire gli individui e la collettività fino a determinare “Comunità solidali“ capaci di ampliare la partecipazione democratica nel rispetto di tutti i v iventi sul Pianeta.
Collaborare a questo progetto significa mantenere un rapporto paritario e di reciproco aiuto tra tutti i partecipanti con l’auspicio che, oltre al confronto, nascano poi occasioni per realizzare progetti concreti tanto più incisivi nel messaggio quanto più forti saranno sviluppate le sinergie.
La proposta è di promuovere, facilitare e sostenere un movimento artistico teso ad affrontare i seguenti temi:
- come rappresentare artisticamente le contraddizioni, manifeste o inavvertite, della società moderna nell’attuale crisi sistemica globale;
- come poter svolgere un ruolo strategico nel percorso verso modelli sociali alternativi a quello oggi dominante;
- come mettere in seria discussione alcuni dei principi fondanti della contemporaneità e in particolare quelli concernenti le relazioni tra persone e tra le persone e la natura;
- come aiutare, ispirare e unire le comunità locali nell’avviare processi di economie “Trasformative” e riprogettare il domani.
Comune denominatore è la qualità della vita umana (il “buen vivir”) congiunta all’ecosistema.
Gli artisti, con l’arte e la cultura, possono veramente realizzare questa “utopia concreta”!
Sottoscrizione del manifesto.
Chi condivide questo progetto e desidera collaborare o avere successive informazioni sul progredire dei lavori compili la scheda e la invii al Referente di ProDES FVG APS: arteilsognodiunacsa@gmail.com
COMPILA LA SCHEDA DI ADESIONE
Note esplicative al progetto rete di artisti verso “IL SOGNO DI UNA COSA”
Questo testo, nell’intento di far progredire il progetto partecipato, rimane aperto a integrazioni e
contributi di chiunque intenda apportarne modifiche o aggiunte.
E’ inedita, nella storia umana, l’enormità dei cambiamenti in corso, mai esperimentati prima.
Considerando solo gli ultimi venti anni trascorsi, il Mondo sta straordinariamente cambiando in modo
progressivo. Alcuni aspetti sono evidenti, altri solo latenti e impercettibili ai più, altri ancora restano
indecifrabili.
Già preoccupano i drammatici effetti del surriscaldamento climatico.
Meno appariscente è la perdita di biodiversità e gli esiti conseguenti.
Giustamente esultiamo per le conquiste tecnologiche. Applicazioni sono utilizzate con profitto anche dal
vasto pubblico, ma non ne percepiamo le insidie nascoste.
Più subdole da interpretare sono, ad esempio, le trasformazioni sociali.
Ad esempio, come queste trasformeranno le relazioni tra gli individui e la visione di se?
Ne avvertiremo le alienazioni trascinate?
Queste ultime fagociteranno l’individuo?
Saremo ancora capaci di praticare la convivialità?
Enigmatiche sono le ricadute delle nuove forme dell’organizzazione del lavoro, il senso stesso del lavoro e
delle produzioni.
Spaesante, rimane la logica della guerra in particolare oggi che abbiamo raggiunto capacità di distruzione
spropositata e terribile.
Il Neoliberismo, la pervasività della finanziarizzazione dell’economia, la globalizzazione selvaggia
concentra il potere del denaro nelle mani di poche persone negli Stati. Che cosa comporterà ciò per quanto
riguarda le libertà e la Democrazia nel Mondo, oltre a incidere sulle povertà e la Pace?
Il denaro è elevato a divinità. L’esaltazione del profitto e della concorrenza spietata contemporaneamente
sacrifica la dignità della Persona, l’ambiente, gli affetti, ecc. “Il Diavolo mette la coda” quando ogni bene è
valutato con il denaro mentre il “PIL” misura tutto al di fuori di ciò che conta veramente.
Alla fine dei conti, è l’ingordigia che trascina le nostre angosce e paure per le quali ci difendono
l’autocensura e l’indifferenza diventate ormai “valori”.
Così si perde la “con-passione” nei confronti dello spirito di se e degli altri viventi e con essa svanisce
l’UMANITA’, senza la quale al peggio non c’è limite.
Anche il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha lanciato un monito ai leader: “Cooperare o
morire”. La cooperazione, però, deve essere declinata nel senso.
La retorica magnifica le nuove tecnologie e l’industria 4.0 capaci di rendere le aziende più efficienti e
flessibili. La tecnologia, si narra, garantirà maggiore benessere per tutti. Siamo sicuri che sia proprio così
fin tanto che restiamo all’interno delle logiche del “mercato”?
L’uomo ha sempre migliorato l’efficienza nella sua evoluzione ma nel frattempo, specialmente negli ultimi
100 anni, a ciò ha corrisposto il degrado del pianeta.
Il timore è che se avessimo a disposizione l’efficienza massima con l’impiego, ad esempio, della fusione
nucleare (che non produce CO2) avremmo in mano il potere di collassare il Pianeta in tempi ulteriormente
accelerati.
Essenziale è rifuggire dalla bramosia di inseguire sempre rinnovati status symbol proposti dall’industria del
consumo nella vacua esasperata ricerca di saziare l’ambizione al successo per il soddisfacimento
individuale. Successo mai pienamente raggiungibile poiché, più avanti, c’è sempre qualche cosa ancora
migliore da assicurarsi e per questo lascia insoddisfazione interiore nascosta nel recondito.
Un modello assurdamente consumista che ha bisogno di produrre e sprecare pur di mantenere sempre
attive le rotative dell’industria per perpetuare questo sistema consumista.
Indira Gandhi disse: “Il vero conflitto non è tra conservazione e sviluppo ma fra ambiente e sfruttamento
selvaggio dell’uomo e della terra in nome dell’efficienza”. L’inquinamento insomma non è un problema
tecnico ma politico causato dal comportamento miope e dissennato dei paesi ricchi.