Fioramonti e Mattei: solo la legge sui beni comuni può garantire che il piano della task force non si tramuti in dismissione irresponsabile degli assets pubblici
Si apprende da alcuni organi di stampa dell’intenzione da parte della Task Force Colao di costituire un superfondo del valore di 100/200 miliardi ottenuti tramite il trasferimento di patrimonio immobiliare pubblico, partecipazioni azionarie in aziende pubbliche anche strategiche, nonché quote delle riserve auree di Banca d’Italia. Tale fondo, gestito e valorizzato da Cassa Depositi e Prestiti (essa stessa istituzione dalla governance privatizzata), fungerebbe da garanzia per sovvenzioni che lo Stato Italiano, trasformatosi in “innovatore”, secondo la formula dell’economista anglo-italiana Mazzucato, componente della task force, elargirebbe alle imprese più innovative.
Questa bozza di piano non è ad oggi consultabile e dunque è impossibile parlarne con cognizione di causa. Tuttavia è importante sollecitare subito una discussione pubblica sul lavoro e sulle proposte della task force. Il Comitato Rodotà non può infatti esimersi dal segnalare che la creazione di un tale superfondo, qualora formalmente proposta, rischierebbe di protrarre le politiche di privatizzazione massiccia che negli anni ‘90 hanno di fatto smantellato gran parte del patrimonio pubblico italiano (150 mld circa). L’attacco al patrimonio pubblico è continuato nei primi anni del nuovo secolo con vari strumenti ed istituzioni finanziarie (Patrimonio SPA; Demanio SPA, 2001), con progetti “conoscitivi” sulla consistenza del patrimonio pubblico (Conto patrimoniale Pubblica Amministrazione 2004), e infine con tentativi di messa a gara di servizi pubblici locali (Decreto Ronchi 2009), poi sconfitti dal referendum c.d. sull’acqua del 2011.
La concezione del patrimonio pubblico come “asset finanziario” comporta dei gravi rischi per il benessere della società, in quanto favorisce economicamente pochi beneficiari (spesso soggetti finanziari internazionali) a danno della collettività. Già nel 2006, vari esponenti della cultura giuridica ed economica italiana, riunitisi presso l’Accademia dei Lincei, conclusero che fosse necessario uno schema normativo robusto su questo tema. Ciò diede vita nel 2007 alla Commissione Rodotà, la quale già l’anno successivo propose uno schema di riforma del Codice Civile, con lo scopo di evitare privatizzazioni prive di controlli e garanzie per l’interesse pubblico. Tale proposta non è stata mai discussa dal Parlamento italiano, pur essendo stata presente in ogni legislatura dal 2008 ad oggi. Nel novembre 2019 il nostro Comitato ha portato ancora una volta in Parlamento il Disegno di Legge della Commissione Rodotà, questa volta corredato da 50.000 firme, trasformandolo così in legge di iniziativa popolare. La natura politica del programma di Governo proposto da PD, LEU e M5S, colloca i beni comuni in posizione centrale.
Sentiamo, quindi, con maggiore forza il dovere di allertare l’opinione pubblica: in mancanza di un’adeguata legislazione, la costituzione del succitato superfondo, finanziato con beni pubblici, rappresenterebbe, indipendentemente dal merito di qualsiasi piano di utilizzo, un salto indietro nel tempo, la ripetizione di una ricetta dal sapore neo-liberista che ha già dimostrato di non poter funzionare. E’ necessaria una visione innovativa – che la cultura giuridica italiana ha saputo elaborare – che dia nuovamente centralità al buon governo dei beni pubblici e comuni.
E’ fondamentale inoltre che il Parlamento mantenga un ruolo centrale nell’elaborazione delle politiche per l’uscita dalla crisi Covid-19 e che venga messo in condizioni di onorare la sua funzione istituzionale di tutela del patrimonio pubblico italiano.
Il Comitato Rodotà invoca pertanto l’immediata messa all’ o.d.g. parlamentare dei diversi Disegni di Legge presentati in questa legislatura per la riforma del Codice Civile e la tutela dei beni pubblici e comuni come passaggio politico prodromico a ogni decisione che coinvolge il patrimonio pubblico degli italiani.
Il Presidente del Comitato Rodotà, Prof. Ugo Mattei, già Vicepresidente Commissione Ministeriale Riforma Libro III Codice Civile, c.d. Commissione Rodotà 2007-2008
On. Lorenzo Fioramonti, Deputato della Repubblica, già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca