Il comune di Drenchia viene spesso citato per il drammatico spopolamento del dopoguerra e il conseguente abbandono dei terreni, oggi – come in tanti comuni montani – per lo più invasi dal bosco. Eppure, per iniziativa dell’amministrazione comunale, nel più piccolo comune della Regione c’è anche voglia di guardare al futuro. Lo dimostra il successo dell’incontro dello scorso 12 agosto, nella sala consiliare a Cras, incentrato sulla possibilità di allargare anche al territorio comunale l’esperienza di successo dell’Associazione fondiaria Valle dell’Erbezzo, partita nel 2015 a Stregna.
“Sapevo che su questo tema c’era un certo interesse da parte dei cittadini – ci dice il sindaco di Drenchia Francesco Romanut – ma la partecipazione all’incontro sull’Asfo con la sala consiliare piena e diverse persone che hanno seguito gli interventi dalle scale, ha superato le più rosee aspettative”.
Modello ‘Asfo’ per recupero e investimenti
All’incontro sono intervenuti il presidente dell’Asfo Erbezzo Michele Qualizza e il sindaco di Stregna Luca Postregna. Nella sua relazione Postregna ha presentato il percorso che ha portato alla costituzione dell’Asfo a Stregna. Dalla partecipazione per la stesura del Piano paesaggistico regionale, all’incontro con Livio Poldini, professore emerito di Ecologia Forestale dell’Università degli Studi di Trieste, che ha introdotto in Italia l’istituto delle associazioni fondiarie sul modello, già di successo, sperimentato in Francia.
Le Asfo, infatti, sono in grado di ovviare ai problemi di parcellizzazione, frammentazione e multiproprietà dei fondi che caratterizzano anche il territorio delle Valli del Natisone, soprattutto sui versanti montani. Nel comune di Stregna, ad esempio, ci sono 1904 ettari di superficie e l’estensione media di ciascuna particella è pari a 0,24. Nella maggior parte dei casi poi i proprietari dei fondi non sono residenti nel comune. Da queste problematiche e pensando alla salvaguardia della biodiversità, del paesaggio ma anche alla possibilità di rilancio del settore primario, è nata in quel comune su impulso dell’amministrazione l’idea di istituire l’Asfo Erbezzo. Che prevede l’associazione volontaria dei proprietari dei fondi che affidano la gestione degli stessi all’associazione senza che questa possa usucapirne la proprietà. Ad oggi, l’Asfo Erbezzo conta 75 soci, 423 particelle per 71,9 ettari, un’estensione ‘appetibile’ per le attività del settore primario.
A tutto il 2021 infatti l’Asfo Erbezzo aveva stipulato quattro contratti di affitto che oggi garantiscono il mantenimento dei terreni recuperati all’abbandono. In una prima fase infatti, l’attività dell’Asfo Erbezzo si è concentrata soprattutto sul recupero regolato dalla legge regionale 10/2010. In questo modo, sono stati sottratti all’avanzata del bosco 15,6 ettari sui terreni dell’Asfo (quasi 22 campi da calcio), cui vanno sommati altri 21,3 ettari su terreni privati. Per un totale di 36,9 ettari di territorio che sono tornati ad essere pascoli e che hanno ripristinato, seguendo il principio della salvaguardia della biodiversità, il paesaggio del comune.
Presto al via la raccolta di adesioni
Ora anche a Drenchia si vorrebbe intraprendere questo percorso: “Andremo avanti su questa strada – ci dice il sindaco Romanut – nonostante ci sia qualche perplessità. In molti, anche dopo l’incontro, mi hanno contattato per ricevere ulteriori informazioni. Ho ricevuto addirittura una chiamata di proprietari interessati che risiedono in Belgio. Il prossimo passo sarà quindi illustrare il contratto e raccogliere le firme per l’adesione all’Asfo. L’intenzione dell’amministrazione è proporre una visione per il futuro di questo territorio”.
Fonte: Novi Matajur